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ospedaleincurabili.jimdo.com
http://sanninosalvatore.jimdo.com http://gabrieletedeschi18591936.jimdo.com http://insiemepertorre.jimdo.com Fonte:http://4ggfts.jimdo.com http://benistoriciospedaleincurabili

Una breve raccolta di ritagli di giornali a tiratura locale e/o nazionale su argomenti di interesse personale , ampiamente discutibile ma a sostegno dell'ipotesi di partenza.

Argomenti, meglio temi, su cui gradirei approfondire, documentando e mettendo in rete il materiale

 Fonte:http://4ggfts.jimdo.com

Inchiesta CASSA del MEZZOGIORNO [1985]

Inchiesta "Trasferimenti degli archivi dell' Ospedale Incurabili all'Ospedale A. Cardarelli"

Ospedale Incurabili di Napoli - Sale del Maggior Consiglio - 1992

Inchiesta "Mani Pulite" [Milano 1992 - 1993 - stralcio Inchiesta sanità milanese]

Inchiesta "Sangue Infetto"

Inchiesta "AVIS"

Inchiesta "Farmaci Anabolizzanti"

Inchiesta "AIMA"

Inchiesta "Anagrafe Sanitaria" [Ripartizione Fondo quote sanitarie]

Inchiesta "Mense negli Ospedali"

Inchiesta "Farmaci - Kline, Smith e Glaxo "

Inchiesta "Siemens S.A." - 2007

    [amplius v. LO SCAFFALE - Documentazione - Bilancio 2007]

Inchiesta "Ospedale del Mare - Fire Control"

Inchiesta "Ospedale del Mare"

Inchiesta "Elettro Medical - Manutenzioni"

Inchiesta "Romeo Gestione - [Global Service S.P.A.]

    [amplius v. LO SCAFFALE -   Documentazione - Corte dei Conti "Indagine conoscitiva sul        patrimonio del Comune di Napoli"]

Inchiesta "Falsi Invalidi Civili"

Inchiesta "Falsi Invalidi Civili - Municipalità del Comune di Napoli"

Inchiesta "Casa per Anziani - RSA"

Inchiesta parlamentare sulle I.P.A.B.

Inchiesta "Centro di Riabilitazione - ex ASL NA2 Giugliano in Campania"

     - Inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli sulla spesa per la Riabilitazione nell'ASLNA1

Inchiesta "Appalti delle ASL , sotto lente Napoli e Caserta"

      [Autorità di Vigilanza sui cantratti pubblici]

Inchieste "Debito della Sanità - Factoring"

 

ARTICOLI DAL GIORNALE (CORRIERE DEL MEZZOGIORNO)

CACCIA AI TESORI NASCOSTI 2 \ LA STORIA IN MOSTRA

Incurabili, ospedale di santi, beati ed eroi
Qui Di Giacomo decise: non farò il medico

Tutto quello che bisogna sapere del museo della medicina
Fu primo polo sanitario d'Europa. Una bomba lo sfiorò

 

NAPOLI - I ricordi del nostro futuro sono incisi nei libri di pietra. Le memorie della città migliore si nascondono in bella evidenza nei luoghi più magici e maltrattati, piccole oasi spazio-temporali che illuminano di speranza le millenarie pietre di tufo su cui è scritta la storia di Partenope. 
È il caso della collina degli Incurabili - il luogo dell’Acropoli greca e, secondo alcuni storici, anche della tomba della Sirena - e soprattutto del suo «gioiello» più famoso: «Santa Maria del Popolo degli Incurabili», il cui nome, come è noto, non indica l’ultima spiaggia per i moribondi ma, al contrario, un luogo di cura e di speranza per i casi più estremi e difficili, a cominciare dal cosiddetto Mal francese (la «lue venerea», più nota come sifilide, che altrove in Europa era chiamato Mal napolitaine). Solo riepilogarne le vicende equivale a raccontare l’intera storia della medicina nel Sud e, contemporaneamente, la storia di Napoli. Per secoli, infatti, è stato il più importante e prestigioso ospedale del Regno ed uno dei più grandi ed antichi d’Italia insieme ai grandi complessi di «Santa Maria della Scala» di Siena e al «Santa Chiara» di Pisa.

 

DAL '500 A SALVATORE DI GIACOMO - Tutto ebbe inizio nei primi del Cinquecento, quando la nobildonna catalana Maria Lorenza Longo, guarita da una malattia reumatica, decise di dedicarsi all’assistenza degli infermi, prima nell’ospedale di San Nicola alla Dogana (al Porto) e poi nella nuova struttura che eresse nel 1518 con l’aiuto dell’amica Maria Ayerba, duchessa di Termoli, e di Lorenzo Battaglini. La nobildonna sarà nominata «Rettora« o «Governante dell’Ospedale» e in seguito, nel 1535, fonderà l’Ordine delle Francescane del Terz’Ordine, ossia delle Cappuccine, famose ancora oggi con il nome di «Trentatré». Un luogo di cura assolutamente all’avanguardia: proprio come avviene oggi, infatti, il nosocomio era diviso per reparti specialistici che coprivano tutti gli ambiti, inoltre possedeva un teatro anatomico dove si faceva lezione sui cadaveri (in quella sala il giovane studente Salvatore Di Giacomo, impressionato dalla vista dei resti umani, deciderà di rinunciare alla carriera di medico, un’autentica fortuna per Napoli e per la letteratura).

C'ERA ANCHE UN SERVIZIO INTERPRETI PER GLI STRANIERI - C’erano, inoltre, tutti i servizi necessari a garantire il mantenimento del grande complesso (in tutto i posti letto erano oltre 1500), come un macello, un grande forno per la panificazione, decine di alloggi (per il Collegio medico-cerusico) e persino un servizio di interpreti per gli stranieri. Insomma, la «Santa Casa» costruita sul colle di Sant’Aniello a Caponapoli - oggi stritolata da un immondo degrado ma in passato luogo salubre per eccellenza - si può considerare il primo «campus bio-medico universitario» della Storia. Inoltre, sempre nei padiglioni che dominano il colle, videro la luce anche la prima clinica privata e la prima forma di assistenza alle madri che non potevano (o volevano) riconoscere i propri figli, che partorivano con un velo sul volto per garantirne la massima privacy.

 

GUARIRE CON LA BELLEZZA - Guarire con la bellezza: per tante meraviglie artistiche che conserva il complesso ospedalieroè anche uno straordinario museo. Ricorderemo solo la famosa Farmacia del ‘700 (sorta sull’antica spezieria alchemica del ‘500), i bellissimi chiostri (con l’orto medicale e il rarissimo albero di canfora), la Cappella dei Bianchi (con l’incredibile scultura in cera nota come «Scandalosa»), i cui confratelli assistevano i condannati a morte e, naturalmente, la stupenda chiesa e gli ambienti dell’ex convento delle Pentite (che oggi ospitano il Museo delle arti sanitarie). Un centro di eccellenza: in cinque secoli, nelle aule e nelle sale operatorie degli «Incurabili» saranno all’opera (e si formeranno) i luminari della Scuola medica napoletana, tra gli altri: Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Michele Troia, Francesco Petrunti, Antonio Cardarelli, Luigi D’Amato, Gabriele Tedeschi e, naturalmente, il più famoso di tutti, Giuseppe Moscati, che prima di salire agli onori degli altari salì sulle cattedre dell’ospedale.

 

VI LAVORARANO 30 TRA SANTI E BEATI - E, a tal proposito, va ricordato pure che nelle corsie della struttura di Caponapoli presteranno i loro servigi almeno una trentina tra santi e beati, tra cui Gaetano Thiene, Andrea Avellino, Francesco Caracciolo, Francesco de Geronimo, Alfonso Maria de’ Liguori, suor Maria Francesca (la futura santa dei Quartieri spagnoli), Don Placido Baccher, Giovanna Antida Thouret (poi santificata), il venerabile Bartolomeo Agricola, la beata Caterina Volpicelli e padre Ludovico da Casoria. Dagli eroi della carità cristiana ai combattenti per la giustizia e la libertà. Medici sempre in prima linea, quelli degli «Incurabili», sin dal 1799, quando un folto gruppo di sanitari (quasi tutti massoni) formò il «Battaglione Sacro della Repubblica», che prese parte attiva nella battaglia che divampò nel vicino Largo delle Pigne (l’attuale piazza Cavour) e poi si impegnò nel curare tutti i feriti (francesi, giacobini e lazzari). Un coraggio pagato a caro prezzo: quattro medici perderanno la vita nello scontro, altri resteranno feriti, ed altri ancora subiranno la feroce rappresaglia borbonica, tra le cui vittime più illustri ci sarà anche il direttore del nosocomio, Domenico Cirillo, che re Ferdinando IV farà barbaramente uccidere il 29 ottobre del 1799 (la sua casa fu distrutta e data alle fiamme per distruggere la biblioteca, come avvenne anche nell’ospedale).

 




 


INCURABILE LA FOLLIA NAZISTA - Libri bruciati, come accadrà due secoli dopo con la follia nazista (quella sì, incurabile) e quella della guerra da loro scatenata, durante la quale, il 13 settembre 1943, il complesso ospedaliero fu colpito durante un bombardamento aereo della città. E proprio durante l’occupazione tedesca, i camici bianchi degli «Incurabili» si esposero ancora una volta con sprezzo del pericolo, prima nascondendo partigiani e prigionieri americani e poi partecipando agli scontri contro i tedeschi in ritirata. Un’altra pagina di Storia che, insieme a tutte le altre, attende ancora di essere adeguatamente salvata dall’oblio e dal degrado. (2-continua)

Antonio E. Piedimonte
20 agosto 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA


 


 

CACCIA AI TESORI NASCOSTI / 1

Ospedale degli Incurabili da svelare 
Nasce il polo del museo del sapere

Il progetto de «Il faro di Ippocrate»: spazi ad hoc, anche di letteratura e teatro, dedicati alle quattro Medicine

 

 

 

NAPOLI - «L'arte di guarire, guarire con l'arte», l'efficace slogan è stato coniato qualche tempo fa dall'associazione del professor Gennaro Rispoli e dagli altri membri dell'associazione culturale «Il faro di Ippocrate» per sintetizzare la straordinaria esperienza dell'ospedale degli Incurabili che, più di altri antichi luoghi di cura di Napoli, nel corso dei secoli ha affiancato al lavoro dei medici quello di pittori, scultori, architetti, ed anche musicisti e teatranti. Perché la bellezza forse non salverà il mondo (come Dostoevskij aveva fatto dire al principe Miškin ne «L'Idiota») ma di sicuro aiuta a guarire e, più in generale, a star meglio.

Ed è proprio nella potente e suggestiva fusione di «gioielli» artistici e storia della Scuola medica napoletana, e dunque della città, che si nasconde in bella evidenza il segreto di un'operazione che appare destinata a segnare il futuro degli «Incurabili» e dell'intera collina di Caponapoli, ovvero il sito che 25 secoli fu scelto per costruirvi l'acropoli greca dell'antica Partenope. L'obiettivo dei volontari, infatti, è celebrare il genius loci creando uno speciale luogo della memoria, ovvero trasformando lo splendido cortile del complesso ospedaliero - uno scrigno barocco rimasto pressoché inalterato dal Settecento - in una vera e propria piazza della conoscenza, un'area destinata a custodire e veicolare il sapere condiviso della Medicina, strumento di comunicazione universale tra le culture. Così, in un luogo già eccezionale - vi si affacciano tra l'altro la bellissima chiesa di Santa Maria del Popolo degli Incurabili (con i 13 altari e le volte decorate da Belisario Corenzio), la splendida Farmacia del '700 (con il suo coté alchemico-esoterico), la Cappella dei Bianchi della Giustizia (XV secolo) - saranno attrezzati degli spazi ad hoc, anche di letteratura e teatro, dedicati alle principali quattro Medicine: la tradizionale, quella cinese, l'indo-tibetana e quella sciamano-magica.

 

Il progetto, che è stato curato da un pool di esperti del Faro di Ippocrate e di altre tre associazioni, ha già incassato il gradimento dell'assessore regionale all'Urbanistica Marcello Taglialatela, che dopo aver visitato i luoghi con il professor Rispoli ha sollecitato un incontro con gli altri enti locali per mettere a punto un intervento organico in tempi brevi. Intanto, però, i volontari sono già all'opera con la stessa determinazione che, nel marzo del 2010, ha condotto all'apertura, proprio all'interno del cortile - in alcune sale del Convento delle Pentite (o Convertite, le prostitute divenute suore, le prime crocerossine), del Museo delle arti sanitarie e della storia della medicina. Una deliziosa galleria che consente di fare un tuffo nei secoli attraverso gli strumenti usati dai chirurghi e di scoprire come si approcciava alla malattia e al malato nei tempi passati. Nel museo - voluto e realizzato dallo stesso Rispoli (che è primario di Chirurgia all'«Ascalesi») con gli oltre 80 membri della sua organizzazione - si conservano, tra l'altro, anche una farmacia portatile appartenuta a Domenico Cotugno; un astuccio portatile in pelle (del '700) con il necessaire per le operazioni chirurgiche, con tanto di bisturi, forbici e pure rasoi (eredità del barbiere-cerusico); un prezioso manoscritto del '600; delle stampe anatomiche dell'800; un notevole busto bronzeo di Domenico Cirillo; una macchina anatomica settecentesca; una "macchina protettiva" per la peste (il "becco" indossato dai medici, che conteneva filtri e balsami odorosi per contrastare l'aria corrotta); uno dei primi biberon in vetro; un set per salasso. Ed ancora: una rudimentale maschera per l'anestesia (che fu realizzata per la prima volta in Italia proprio agli Incurabili), una sedia operatoria ottocentesca; il micidiale strumento usato per le castrazioni.

 

 

 

Il Museo si può considerare il ponte tra passato e futuro, ovvero tra quello spazio espositivo che esisteva già nel 1823 e serviva, insieme ad altri momenti puramente estetici, a rinfrancare gli occhi e lo spirito dei medici (che per prassi donavano le loro collezioni) dopo tanto dolore e sangue, e la futura «Agorà dei saperi» (il cui nome dovrebbe essere Piazzetta Cuore degli Incurabili) che servirà innanzitutto a far avvicinare i turisti (e i napoletani) alla storia della città. Un ponte tra l'intuizione di Raffaello Causa, che voleva concentrare qui tutti i patrimoni artistici delle istituzioni ospedaliere, e il pragmatico idealismo di Rispoli e dei suoi giovani e valenti collaboratori. Operazione resa possibile da quella che a molti era apparsa come una iattura: la chiusura del Pronto soccorso dell'ospedale. Senza le auto e il caos, infatti, si potrà finalmente valorizzare e far ammirare tutte le meraviglie artistiche, scientifiche e religiose del grande complesso di Caponapoli, compresi (si spera) i misteriosi sotterranei dove per secoli ha funzionato la più grande fossa comune della città e dove ancora oggi scivola il famoso «pozzo dei pazzi», un altro pezzo di storia e di leggenda: il «Mastuggiorgio» (il medico dei pazzi in napoletano), ovvero «Mastro Giorgio», quel dottor Giorgio Cattaneo che tra le sue terapie per la malattia mentale aveva immaginato anche dei traumatici bagni in acqua fredda. Uno scioccante tuffo gelato, forse proprio quello che occorre alla vecchia Partenope per ritrovare la civiltà smarrita. (1-continua)

Antonio Emanuele Piedimonte
13 agosto 2011

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

La cieca di Sorrento



La cieca di Sorrento
1840. Nelle sale di Anatomia dell'Ospedale degli Incurabili di Napoli decine di studenti di Medicina stanno aspettando l'inizio della lezione. Parlano ad alta voce e scherzano in modo anche volgare nonostante a pochi metri da loro giaccia sul tavolo anatomico il cadavere di una giovanetta, pronto per la dissezione. Solo uno di loro, Gaetano, tace pensieroso e cupo. Quando viene annunciato che la lezione non avrà luogo a causa dell'assenza del professore, gli studenti si apprestano ad uscire dall'aula, ma Gaetano li blocca: farà lui lezione quel giorno, sostiene con voce profonda e insospettabile carisma. Perché quella giovanetta altri non è che sua sorella Caterina, morta di tubercolosi a 18 anni nonostante le sue cure e i suoi sforzi. Tutti ascoltano in un silenzio teso questa storia di povertà e malattia, la storia di una famiglia calabrese costituita da una bambina, un ragazzo e la loro anziana nonna, che si è trasferita nel capoluogo partenopeo in cerca di fortuna e non l'ha trovata affatto. Gaetano inoltre è orfano, e in particolare cova dentro di sé la vergogna e il dolore della fine di suo padre Nunzio, impiccato nel 1828 per il tentato stupro e l'omicidio di una giovane nobildonna francese, Albina di Saintanges, moglie del marchese Paolo Alfonso Rionero, assalita nella sua villa di Portici davanti agli occhi della figlioletta Beatrice, che per lo shock è diventata cieca. Ora che deve affrontare l'ennesima disgrazia, lo studente di Medicina conquista però l'affetto e l'ammirazione dei suoi compagni di corso. Per vivere l'aspirante medico lavora come commesso presso il notaio Tommaso Basileo, uomo gretto e avarissimo che vive come fosse un barbone e paga una miseria il povero Gaetano. Un giorno allo studio del notaio - in quel momento assente - si presenta un giovane nobile che chiede a Gaetano l'originale di un testamento del '700: una procedura illegale, ma che è disposto a pagare molto bene (e le cui conseguenze penali peraltro cadrebbero sul notaio Basileo, verso cui Gaetano nutre un sordo rancore). Il giovane commesso accetta l'offerta del cliente, e sottrae di nascosto con uno stratagemma la cartella che contiene il testamento. Sfogliandola a casa, scopre però che contiene anche una lettera del 1827 nella quale suo padre Nunzio si rivolge a Basileo, che si deduce essere il mandante dell'omicidio per il quale il delinquente calabrese sarebbe stato in seguito impiccato. Sconvolto e ansioso di vendicarsi, Gaetano si reca in casa del notaio, e messolo alle strette lo ricatta, sottraendogli una ingente somma di denaro...
Francesco Mastriani - uno che ha sfornato 114 romanzi in 43 anni, dal 1848 al 1891, e ciononostante è morto poverissimo e cieco e ha avuto bisogno di una colletta per avere un funerale decente - è stato uno dei titani del cosiddetto 'romanzo d'appendice' italiano ed europeo. La cieca di Sorrento, uno dei suoi titoli più fortunati (numerose infatti sono state anche le versioni teatrali e cinematografiche) esce a puntate nel 1851 sull'Omnibus politico-letterario napoletano e in volume l'anno successivo. Del romanzo esistono numerose ristampe, ma dal 1973 ad oggi era rintracciabile in libreria o sulle bancarelle dell'usato soltanto un'edizione Bietti indegnamente massacrata di tagli, e quindi giunge particolarmente a proposito lo sforzo della Avagliano che grazie all'input di Riccardo Reim sta portando avanti una coraggiosa opera di riscoperta dell'800 letterario italiano, troppo spesso sminuito dai critici, ignorato dai programmi scolastici, sconosciuto al pubblico dei lettori. Suona infatti purtroppo ancora oggi profetico quanto scrisse Benedetto Croce nel 1909 nella sua celebre opera in sei volumi La letteratura della Nuova Italia: "Si fanno tante ricerche e saggi critici su argomenti poco interessanti, ma nessuno ha pensato ancora a dedicare un saggio al povero Mastriani, che lo meriterebbe". Il feuilleton dello scrittore napoletano ha tutti ma proprio tutti gli ingredienti del genere: delitti, drammi familiari, povertà, amori infelici e/o intricati, vendette, e gestisce il plot (che è su diversi piani temporali) con la maestria di un marionettista politically uncorrect. Se amate questo tipo di storie, è giunta per voi l'ora di riscoprire un grande autore. 

 

"L'Annunciazione" di Sarnelli torna agli Incurabili

Pubblicato il 23/03/2010 su il Mattino

 

Loredana Guida - La storia della medicina napoletana è anche quella delle sue strutture. Terapie messe in campo ed evoluzione del percorso medico-paziente si muovono all’interno dell’ospedale visto, questa volta, come bene artistico; monumento all’antica arte di Ippocrate. È su questo filo che si muove «Altri Tempi in vetrina. Agli Incurabili il museo delle antiche arti sanitarie», la giornata di riflessione organizzata in occasione dell’anniversario dell’ospedale degli Incurabili. I lavori della giornata si apriranno con la presentazione dei progetti di restauro della Farmacia storica e di musealizzazione della parte del complesso monumentale del presidio che ospiterà oggetti, documenti e testimonianze delle antiche arti sanitarie. Ad aprire i lavori il direttore sanitario Luigi De Paola, la badessa delle suore cappuccine delle 33 suor Rosa, e il sindaco Rosa Russo Iervolino.

 

Sul certosino lavoro di recupero si soffermerà Maria Grazia Falciatore, commissario straordinario dell’Asl Napoli 1 Centro. «I libri - spiega Falciatore - le stampe e gli oggetti antichi dell’arte sanitaria che abbiamo raccolto e iniziato a sistemare rappresentano la prima tappa di un nostro ambizioso progetto che è quello di ricostruire in questo complesso le origini delle antiche discipline medico-sanitarie di tutto il Sud». Tra gli altri interverranno il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, l’assessore regionale alla Sanità Mario Santangelo e il direttore regionale dei Beni culturali Gregorio Angelici. Durante i lavori, si aprirà una parentesi artistica, grazie all’esposizione del ritrovato quadro della «Annunciazione» di Antono Sarnelli; sarà Sepe a scoprirlo. Il dipinto è rimasto celato per anni dietro una coltre di mistero: risalente al Settecento partenopeo, fu trafugato dopo l’ultima annotazione (1932) e ritrovato dai carabinieri in una casa d’aste romana. L’opera è stata restituita all’Asl Napoli 1 nel gennaio scorso e oggi tornerà nella cappella degli Incurabili. Del restauro della Farmacia e di un progetto museale nelle aree monumentali degli Incurabili parleranno Nicoletta Ricciardelli, soprintendente ai Beni architettonici di Napoli, e Liliana Marra, funzionario dell’assessorato regionale alla Sanità. Alle 12 partirà poi il tour guidato con bus turistico «Passeggiata tra vecchi ospedali: l’arte di guarire... guarire con l’arte». Altra chicca dell’evento sarà la proposta che la Falciatore farà al cardinale Sepe di un gemellaggio tra la Casa del parto degli Incurabili e la Casa di Tonia, che accoglie le mamme italiane o immigrate in difficoltà. Tra i servizi di cui disponeva l’ospedale Incurabili ai tempi della sua fondazione c’era un servizio di interpreti, e la Casa del Parto che sta nascendo nel presidio intende ricalcare questi obiettivi.

 

 

 

 

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24 maggio 2007la Repubblica.it

L´INIZIATIVA

Arte, religione e salute "Più fondi agli Incurabili"

Non basta imbalsamare la sua storia, conservandone le testimonianze artistiche. Un ospedale come il Santa Maria del Popolo degli Incurabili che racchiude 500 anni di vita napoletana e nelle cui corsie si respira ancora il prestigio dei tanti medici illustri che vi hanno lavorato, deve continuare a vivere. Vivere, non mendicando gli spiccioli che servono alla sopravvivenza, ma affidandosi alla certezza di fondi cospicui che ne garantiscano la funzione di ospedale e la conservazione del patrimonio artistico. 
Di questo si discuterà alle 10 di domenica nell´aula Tecce di via Armanni 18/20, al convegno aperto al pubblico e dedicato appunto a "L´ospedale degli Incurabili, crocevia della storia, della pietà religiosa, della medicina e dell´arte a Napoli. Testimonianza di una storia capace di rinnovarsi". Il meeting, presieduto dal direttore sanitario Luigi De Paola (in veste di storico più che di medico), a differenza di altri eventi simili, si pone come momento di riflessione collettiva e come strumento interattivo per sollecitare un intervento istituzionale. Il riferimento alle funzioni dell´ospedale non è casuale, come spiega De Paola, ma esprimere gli obiettivi a cui puntare. Cioè, rispettare il passato e, contemporaneamente, tutelare l´assistenza. «Per storia dell´arte», dice De Paola, «si tratta di valorizzare la farmacia, le chiese, la quadreria; per quella della medicina si intende l´aggregazione attorno alla farmacia e all´orto medicale, delle strutture museali del II Ateneo insieme alla creazione di un centro di divulgazione storico-scientifica. Infine, la storia della pietà religiosa potrebbe sintetizzarsi nella realizzazione di un centro di documentazione e di ricerca sulla pietà religiosa tra Quattrocento e Cinquecento». E in tema di pietas napoletana, il Santa Maria del Popolo degli Incurabili fondato da Maria Longo (in via di beatificazione), ha rappresentato la prima risposta alle nuove malattie che, appunto, apparivano incurabili cinque secoli fa e, anche, alla richiesta di assistenza che proveniva dai poveri per i quali il degrado sociale finiva per identificarsi nell´incurabilità di qualsiasi patologia. E il significato della proposta che uscirà dall´aula Tecce si sintetizza nella richiesta di un intervento finalizzato alla rivitalizzazione dell´ospedale, perché «in termini moderni, a 500 anni di distanza, questa straordinaria istituzione torni a essere un punto di attrazione e di riferimento. Per l´attività di studio e di ricerca in molteplici campi, dalla religione all´arte e alla medicina». Al convegno parteciperanno la coordinatrice di "Centroforia" Anna Geirola, gli autori della ricostruzione storica per immagini Rocco Civitelli e Enza Sperduto, il rettore Franco Rossi, gli assessori Giorgio Nugnes e Teresa Armato, il cardinale Crescenzio Sepe e l´Abbadessa del monastero di clausura Suor Rosa Lupoli.
Di Giuseppe Del Bello

 

 

CRONACA

Sanità: Accordo ASL Napoli1e Federfarma su Ticket e Prenotazioni

La Sanità che cambia.

Napoli, 29/09/2011 - Dal 1° novembre i pagamenti dei tickets sanitari e le prenotazioni per visite specialistiche e analisi potranno essere effettuati in farmacia. E' questo l'accordo siglato ieri dal Commissario della Asl Napoli 1 Maurizio Scoppa ed il Presidente di Federfarma Michele Di Iorio. Basterà che l'utente si rechi in farmacia con la ricetta del medico curante. "Hanno aderito all'iniziativa, ha dichiarato Michele Di Iorio, già 300 farmacie napoletane". In seguito, ha dichiarato il Commissario Scoppa, gli utenti potranno accedere direttamente online sia alle prenotazioni che ai pagamenti dei tickets. A beneficiare di queste nuove disposizioni saranno i cittadini utenti che non dovranno più sottoporsi a file, il più delle volte, veramente estenuanti.


il giornale I fatti di napoli..

CAMPOMORI Luigi

Muratore

Imola 18.4.1885 da Giuseppe e Adele Sermenghi - Napoli 8.12.1934

 

A soli 19 anni è arrestato per l'affissione di un manifesto anarchico diretto "Ai richiamati della classe 1880". Attivo nel Sindacato muratori e nel Comitato Pro Stampa Rivoluzionaria, gerente nel 1913 dell'Agitatore.

Per non scontare le pene assegnatagli a causa di alcuni articoli incriminati, nel 1913 espatria in Svizzera. Rientra in Italia dopo l'amnistia del 1914.

Nel dopo guerra è attivo nel movimento e nel 1921 è assalito a Imola da una decina di fascisti: si rifugia dai compagni, nella colluttazione rimane ucciso un impiegato, considerato poi martire fascista, e viene accusato Primo Bassi. Anche Campomori viene accusato di complicità dell'accaduto ma viene assolto perché "prima degli incidenti era stato bastonato a sangue dai fascisti e ricoverato all'ospedale". Nel 1922 espatria in Francia per 1 anno. Dal 1925 al 1931 si stabilisce clandestinamente a Messina e a Reggio Calabria, dove diffonde la stampa anarchica. Arrestato nel 1931 a Senigallia viene assegnato al confino per 5 anni, trascorsi a Lipari, a Ventotene, a Ponza, da dove viene ricoverato d'urgenza all'ospedale degli Incurabili di Napoli per trombosi e arteriosclerosi.